La salute è un bene comune globale. 

Negli ultimi decenni siamo passati molto velocemente da una situazione nella quale lo stato di salute del singolo veniva considerata una faccenda puramente privata, o al massimo familiare, alla consapevolezza che invece la salute individuale sia una faccenda sociale. 

Ciò deve responsabilizzarci maggiormente e farci esprimere il massimo apporto possibile nel conquistare, mantenere o recuperare una buona salute individuale.

Lo stato di salute non è qualcosa di stabile e permanente, bensì piuttosto una condizione di equilibrio, risultato di molteplici fattori: genetica, epigenetica, inquinamento, alimentazione, attività fisica, stato mentale.

La salute si verifica attraverso processi continui di perdita cellulare e rigenerazione  (catabolismo ed anabolismo) e variazioni dell’equilibrio acido-basico (ph).

È stato dimostrato che la epigenetica va oltre il patrimonio genetico. 
I fattori ambientali che possono influire sullo stato epigenetico sono: alimentazione, ambiente socio-economico, trattamenti farmacologici e abitudini di vita.
In termini pratici  ciò significa che anche soggetti geneticamente predisposti a determinate malattie  possono evitare di ammalarsi curando il loro  ambiente e le loro abitudini. 

In questo ambito è di grande importanza anche la nostra “igiene mentale“: con questo termine intendo il contenuto delle nostre idee, visioni, stati d’animo.
Così come è di fondamentale importanza vivere in spazi ordinati, puliti e resi piacevoli da fiori e oggetti gradevoli, è ancora più importante che anche all’interno delle nostra mente regnino pulizia, gentilezza, ordine e consapevolezza.

L’infiammazione

L’infiammazione acuta è un meccanismo di difesa non specifico innato, una risposta protettiva tesa ad eliminare la causa iniziale di danno cellulare o tessutale (da agenti fisici, chimici o biologici) e ad avviare i processi riparativi.

Esistono però anche, e oggi sono predominanti, processi infiammatori di lunga durata che non arrivano mai ad una fase conclusiva. Questi processi conducono nel lungo periodo alle malattie degenerative croniche, le quali possono interessare il distretto cardiovascolare, quello osteoarticolare, il sistema nervoso e altri organi o apparati. 
Le malattie degenerative croniche rappresentano il 95% delle attuali patologie.  

Una dieta non adeguata, elevati livelli di insulina e un attivazione cronica di cortisolo (l’ormone dello stress) contribuiscono all’insorgenza della infiammazione cronica di basso grado (inflammaging). 

Stress cronico, stili di vita errati, fumo, alcol, sedentarietà eccessiva, esposizione a stress chimici-ambientali-elettromagnetici, abuso di terapie antibiotiche causano una risposta immunitaria che dà vita all’infiammazione.

Disbiosi intestinale (alterazione della flora batterica)

Il microbiota intestinale riveste in quest’ambito un ruolo di primaria importanza: la disbiosi intestinale non correttamente gestita può causare una situazione infiammatoria con aumento della permeabilità intestinale e traslocazione di alcuni frammenti batterici dal lume intestinale alla sottomucosa, portando ad un’iperattivazione dei macrofagi con conseguente deregolazione del sistema immunitario. 

Generalmente la disbiosi provoca una serie di sintomi a livello locale: cattiva digestione, gonfiore addominale, sensazione di intestino ingombro, alternarsi di diarrea e stitichezza. 

Esistono diversi esami per accertare la presenza di una disbiosi (disbiosi test, breath test al lattulosio, gut-screening). Si procede poi al trattamento specifico.